SEPTIZONIVM. SEPTIMII SEVERI SEPVLCHRVM
Tratta da: Beschryving van oud en nieuw Rome. Written by François Jacques Deseine e pubblicata ad Amsterdam da Franz Halm in 1704, in II voll.
Ian Goeree delineavit 

Acquaforte e bulino su carta vergellata priva di filigrana in bianco e nero, verso vuoto, eccellente stato di conservazione.

François, latinizzato in Franciscus, Halma (1653-1722), è stato un editore, stampatore e libraio olandese

Dim.: 34x21 cm lo specchio di stampa

Il Septizonium (o Septizodium, ma anche Septisolium) era la facciata di un ninfeo, specie di quinta teatrale a più piani di colonne e nicchie che ospitavano fontane, innalzato nel 203 d.c. dall'imperatore Settimio Severo ai piedi del colle Palatino accanto al Circo Massimo, come ingresso monumentale della Domus Severiana e oggetto di stupore per chi, percorrendo la via Appia da sud, fosse passato davanti all'odierna piazza di Porta Capena.
Interessante il dedalo di interpretazioni del nome: intanto, delle sette sezioni che dovrebbero comporre l'edificio, ne sono visibili solo tre; una delle ipotesi più interessanti è quella di un'immensa struttura idrica ospitante le statue delle sette divinità planetarie, ovvero Saturno, Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove e Venere. Monumenti affini sono visibili in Africa, non a caso patria di Settimio Severo che era originario di Leptis Magna nell'attuale Libia. Nel Medioevo era noto come Septasolis e Septem Solia. Ma ebbe vita effimera: già nell'VIII secolo era in rovina, e fu inglobato, assieme alla Torre della Moletta (ancor oggi esistente), nelle fortificazioni dei Frangipane; crollato il corpo centrale, le due parti restanti venivano distinte in Septem Solia maior e Septem Solia minor. Qui, presso la Moletta, nel 1223 Jacopa de'Settesoli (notare il cognomen), vedova di Graziano Frangipane, ospitò Francesco di Assisi.
Ma il colpo di grazia alla già precaria struttura venne dato da papa Sisto V che lo usò come cava, e fu così che quei marmi e quei travertini meravigliosi andarono a rivestire mezza Roma: l'obelisco di piazza del Popolo, il restauro della colonna Antonina, varie tombe papali, la facciata nord di San Giovanni in Laterano, col cortile e la scalinata, e innumerevoli altri monumenti usufruirono del Septem Solium e dei suoi resti.